di DARIO DOLCI
Duemilaseicentoventisei fascicoli, contenuti in 300 faldoni, che occupano una serie di scaffali lunga 38 metri lineari. Questo è l’archivio storico della fondazione Opera pia marina e climatica Finalpia, presentato ieri pomeriggio nella sala Cremonesi del centro culturale Sant'Agostino. L’inventario è il risultato di un lungo percorso iniziato nel 2009 e reso possibile dal sostegno garantito dalla Banca Cremasca di Credito Cooperativo. La ricerca ha consentito di raccogliere e catalogare tutti gli atti della fondazione dal 1877 al 2003, contribuendo così a riscoprire e a valorizzare la presenza e il ruolo che la storica istituzione ha svolto nel contesto sociale e educativo della comunità cremasca. Il lavoro è stato presentato dagli archivisti Francesca Berardi e Giampiero Carotti della cooperativa Archimedia di Bergamo, curatori della ricerca. Erano presenti il presidente della fondazione Pierpaolo Soffientini e il sindaco Stefania Bonaldi.
I due archivisti hanno illustrato il lavoro di schedatura e di riordino, che è ora a disposizione di tutti i cremaschi nell’archivio storico della biblioteca comunale.
La documentazione parte dal 1871, anno in cui si costituì, su iniziativa privata, un gruppo di volontari che raccoglieva fondi per inviare al mare i bambini che soffrivano di scrofoba e prosegue con la costituzione dell’ente morale nel 1889, fino al cambio di denominazione del 1925 in Opera pia cremasca per la cura marina dei bambini poveri. Dalla sua istituzione alla fine degli anni Ottanta, Finalpia ha ospitato decine di migliaia di bambini, a gruppi di 200 alla volta. Nel 1941 vi soggiornarono anche numerose bambine libiche, provenienti dalla colonia italiana in Africa. Di tutti questi passaggi si trova traccia nella ricca documentazione, che comprende, contabilità (compresi gli stipendi dei dipendenti), stato patrimoniale, elenchi degli enti che mandavano i bambini a Finalpia, delibere del Cda, atti amministrativi, gli ospiti importanti, il regolamento e le mansioni e tanto altro ancora. A corredo, una documentazione fotografica nella quale tantissimi cremaschi possono riconoscersi. «Ci sono anch’io — ha commentato Soffientini —i n pantaloncini corti e canottiera numerata. Per chi ci è stato, Finalpia rappresenta un ricordo indelebile» .